CONCERTO
Al calar della sera s’effonde e vaga
di nugoli di rane il fitto gracidare,
ad evocar ricordi di persone care
ancor viventi nel talamo nuziale.
Grave il cra cra di “capo” rana
tuona possente nello stagno,
ad avviare la corale della banda.
A ruota, flessuose nenie e cori
imbastiscono concerti sonori.
I ranocchi, a frotte, raccolti sulle rocce,
al loro turno, solisti rochi, svisano
e strani controcanti improvvisano.
Quanti differenti versi e ritornelli
e quanti verdi ospiti nella polla !
Quante ranelle e quanti ranocchi tronfi,
come d’Esopo il bove, son rigonfi.
Echeggia stridulo il concerto stonato,
tra sassi, tife e ninfee colorate;
s’innalza e vola tra gli aghi di pino,
accarezza le foglie, risveglia i girini;
ondeggia sul prato di corolle e stami,
dà voce alla brezza, poi si posa sui rami.
E’ perfino invadente quando bussa alle tane,
ma tutti son lieti di ascoltare le rane.
Sorride la luna al di là delle alture,
si bea l’universo di cotante creature.
NOTE:
La convalescenza seguita ad un piccolo intervento chirurgico, ha regalato un momento di inusitato libertinaggio alla mia fantasia, sulle note di un singolare concerto di rane, gracidanti tra i sassi dei laghetti, in giardino.
Erano già sbocciate le ninfee e rigogliose si ergevano le tife.
Sovveniva l’eco dei lontani gracidii uditi nel fossato nei pressi del giardino dei nonni materni.