MOBBING
Sordida ribolle l’ipocrita palude.
Esala miasmi. Sprofondi e risali,
imbrattato e di putrido odor schifato.
Scuoti il capo, sbatacchi, ti aggrappi.
Dell’abisso, acuto il dolor
ti punge al basamento
di chiodi e spine equipaggiato,
e sangue sprizza nella plumbea melma.
Ai fetidi vapor, sghignazzano beffardi,
e sabbie mobili t’inghiottono infingarde.
Dal segreto nido, in su la dirupata roccia,
si leva il pipistrello dal lugubre pastrano,
a tracciar voli ed a sfarfalleggiar, inviso,
nel sinistro aere, di vicine sciagure foriero.
I muridi padiglioni inutilmente tende,
i denti digrigna a sbigottir gli oppressi,
e pernicioso stride la sua caduca vittoria.
Infìdi strali sfrecciano, affilati,
da celati anfratti saettati,
e fortuiti attacchi paiono,
benchè a ferirti deputati.
Ti iberni al gelo di cuori di ghiaccio,
nel petto serbati da demoni togati,
dal sommo Dio negl’inferi cacciati,
e urlar non puoi al sordo orecchio
che lemma e gemiti uman non ode.
Salvo sarai solo se fuggir saprai
in dolci sogni ove l’anima involerai.
NOTE:
Uno dei comportamenti più abietti del nostro tempo è il mobbing.
Esso è un ingranaggio che stritola le vittime.
E’ una mala pianta che diventa ancor più nefasta quando nasce nel campo in cui dovrebbe coltivarsi la giustizia.
In tal caso il terreno diviene paludoso, malsano, vi si aggirano creature malvagie, non dissimili da quelle dei gironi dell’inferno dantesco.
Quivi simulazione, strumentalizzazione, scherno, vendette, disprezzo e vessazioni sono parte integrante della quotidianità.
La vita dei perseguitati è un inferno gestito da demoni ripugnanti, duri d’orecchio e dal cuore di ghiaccio.
I maligni, però, soccomberanno a fronte della giustizia divina che premierà le vittime.