RITORNO
La notte di lucciole accesa
ha due lembi di vita sospesi,
nello spazio raminghi a cercarsi.
Tra brume di piccole gesta lontane,
frescure notturne e casali isolati.
Essenze di bosco giù a valle,
con nidi nascosti nel fitto fogliame.
Più avanti, tra il gelso e la malga,
le vecchie radici aggrappate,
che il tempo non ha disseccato.
D’un tratto, la ragione, incalzata,
epitaffia il mio duro operato:
“A che giovan le mete più ambite
se ormai colme di spettri a te cari?”
E’ per questo che, stanca, ritorno
al mio campo, novel Cincinnato.
La notte di lucciole accesa
ha due lembi di vita sospesi,
nello spazio raminghi a cercarsi.
Tra brume di piccole gesta lontane,
frescure notturne e casali isolati.
Essenze di bosco giù a valle,
con nidi nascosti nel fitto fogliame.
Più avanti, tra il gelso e la malga,
le vecchie radici aggrappate,
che il tempo non ha disseccato.
D’un tratto, la ragione, incalzata,
epitaffia il mio duro operato:
“A che giovan le mete più ambite
se ormai colme di spettri a te cari?”
E’ per questo che, stanca, ritorno
al mio campo, novel Cincinnato.
NOTE:
Una notte di maggio, punteggiata di lucciole, percorrevo le strade di campagna che conducono al mio paese d’origine.
Vedevo di tanto in tanto dei casali e percepivo la riposante frescura notturna.
Mi tornavano in mente talune piccole imprese dell’infanzia.
Evocavo i miei giochi all’ombra del gelso, la piccola casa di legno sulle sponde del laghetto, le fragranze del boschetto vicino al vigneto, il fascino degli uccellini e dei loro nidi.
Ripercorrendo le fatiche del lembo successivo della mia vita, emergeva la tristezza per aver perso una intera generazione, comprendente le persone a me più care.